Sala Civica dei Disciplini

Tratto dal libro "LA STORIA DI CASTENEDOLO" di Ida Zanolini

Data di pubblicazione:
Sala Civica dei Disciplini

Di fronte alla grande piazza dove si innalza maestosa la chiesa parrocchiale, sorge l'ex chiesa della Disciplina di S. Rocco e S. Sebastiano che fa angolo con l'antica via Mantovana, ora via Matteotti e via della Disciplina, ora via Gramsci.

Tale ex chiesa non fu mai parrocchia, come credono alcuni.

Funzionò da parrocchia solo dal 1799 al 1825, cioè dopo il crollo della vecchia chiesa, durante i primi anni della fabbrica della nuova.

Costruita nella prima metà del secolo XVI, era più ampia e dignitosa. Sulle pareti, vi erano dipinti di un certo valore, come si poteva osservare dai pezzi dei vari intonaci che durante i secoli li avevan ricoperti.

Godeva di una cappellania fondata dai Belpietro. La chiesa apparteneva alla scuola o confraternita della Disciplina di S. Rocco e S. Sebastiano.

Possedeva, oltre la chiesa, le case esistenti sul lato di strada della chiesa stessa fino all'angolo dove sorge la casa ora di proprietà dei signori Bontardelli.

Pare, secondo una vecchia tradizione e osservando certi aspetti architettonici della costruzione (prima che fosse rinnovata), che in quella, appunto, vi fosse un convento di frati o, perlomeno, un luogo dove i frati si fermavano in certi periodi per le funzioni o le adunanze dei Disciplini.

Quando ebbero origine queste confraternite di Disciplini? Che scopo avevano? Come erano organizzati? Le discipline ebbero origine nel secolo XIII dal moto religioso ma fanatico dei Flagellanti e ne furono promotori alcuni frati francescani e domenicani.

Queste confraternite ebbero statuti e leggi particolari, chiese ed oratori, pratiche di pietà e di penitenza, limosine e soccorsi ai poveri. Inoltre si può anche pensare che l'origine di queste discipline si devono ricercare nei moti popolari del secolo XIII quando numerose turbe di uomini e di donne esaltati dal misticismo caratteristico di quei tempi passavano da una Regione all'altra in processioni strane, flagellandosi sulle pubbliche vie o piazze per eccitare la popolazione alla penitenza.

Nel secolo XIV queste associazioni religiose erano alquanto decadute, ma furono rinnovate l'anno 1399 e nel secolo XV dalla predicazione popolare di S. Bernardino da Siena, dal Beato Roberto da Leno e dagli altri propagandisti della preriforma cattolica.

A Brescia l'origine delle discipline è narrata con semplice forma in uno strumento del 1413 di Francesco De Cortesiis nel quale è scritto che dopo il tempo dei martiri cessata l'insania dei persecutori della fede cristiana, alcuni per la memoria di nostro Signore presero clandestinamente a torturare il proprio corpo con flagelli e discipline aggiunte.

Questi gli scopi e l'organizzazione. Gli aggregati si adunavano ogni festa nel proprio oratorio e vestiti con abito fratesco (ordinariamente una tunica bianca legata alla vita con cingolo e un cappuccio rosso o di sacco che ricopriva talvolta la faccia) cantavano l'ufficio divino, facevano preghiere speciali, si flagellavano, poi raccoglievano fra loro elemosine per sovvenire i poveri, gli infermi, le vedove e gli orfani. Intervenivano ai funerali, alle processioni, alle funzioni sacre nella parrocchia, aiutando il clero nelle opere di culto e di carità.

Potevano ricevere legati di case, di fondi o denaro per scopo di culto e di beneficenza. Avevano oltre la chiesa di S. Rocco una casa propria e prestavano capitali a mutuo specialmente agli ascritti, esercitando in paese funzioni bancarie a favore di piccoli contadini e artigiani, che trovavano facilmente in luogo i prestiti di denaro necessari per tirare avanti in certe circostanze di crisi economica. La regola imponeva ai Disciplini di portare il cilicio in certi giorni di speciale penitenza e di flagellarsi.

La festa si raccoglievano nella loro chiesa per il canto dell'ufficio della Madonna e le altre pratiche della congregazione.

 A queste Discipline, comunque, devono assai le varie fondazioni di assistenza e carità l'arte religiosa e popolare, lo spirito della moralità cristiana completamente conservato in mezzo ad una vastissima corruzzione di costumi, la diffusione della devozione alla Madonna invocata con i titoli più singolari, onorata nei suoi misteri e nelle sue feste celebrata con la poesia volgare più in, enua, con i canti popolari, con la pittura, la scultura dalle forme più rudimentali delle semplici cappelle campestri, alle più splendide basiliche monumentali e dei santuari più famosi anche sotto l'aspetto artistico.

Ma purtroppo, nel 1797, al tempo napoleonico, anche la nostra Disciplina venne soppressa con un decreto generale che scioglieva tutte le corporazioni laicali di culto e di beneficenza, assegnandone i beni a scopi di istruzione e di beneficenza pubblica.

Questi beni furono dal Demanio assegnati al Comune perché aprisse nelle case adiacenti le scuole di istruzione primaria o elementari popolari e gratuite, ma la chiesa doveva continuare ad essere aperta al culto con la celebrazione delle messe legatarie ad essa inerenti (il legato della cappellania Belpietro) e forse altri legati per messe di suffragio. La chiesa avrebbe dovuto essere conservata così, essendo l'unica ampia e decorosa esistente in paese e quindi l'unica sussidiaria della chiesa parrocchiale, in caso di bisogno, come infatti fu usata per 25 anni, mentre veniva lentamente costruita la nuova Chiesa parrocchiale. Poi fu chiusa ed abbandonata. Divenne ospedale militare nel 1859, ospedale contumaciale in varie riprese, caserma obbligatoria per truppe di passaggio, magazzino di fieno e di granaglie secondo i momenti perché il Comune ritenendosene padrone assoluto ne usava a suo arbitrio. Fu spesso adibita a teatro o a salone per altri spettacoli, per conferenze e festa della scuola e poi per ultimo trasformata in locale cinematografico. La chiesa serviva da cimitero per gli ascritti alla Disciplina, per le persone più benemerite, come sacerdoti, professionisti, ecc.

Le tombe erano numerose, ma soltanto tre portavano iscrizioni che ricordavano due sacerdoti e un medico: Don Giacomo Ghiselli (1705 - 1759). Si riportano come ricordo storico le epigrafi D. 0. M. D. IACOBO GHISELLI SACERDOTI HUIUSCE ECCLESIAE AEDITUO OPTIME MERITO SODALITAS S. ROCHI UT. BENEFICIIS EIUS (manca una parola)PROPRIIS SUMPTIBUS NIONUMENTUM EREXIT OBIIT. IV IDUS. MAII ANNO MDCCLIX AETATIS SUAE LIV Traduzione: Al sacerdote Don Giacomo Ghiselli... di questa chiesa. Per il suo magnifico merito. La confraternita di S. Rocco pose. Poiché con i suoi benefici egli la sostenne. Questo monumento è stato costruito a spese proprie. Egli morì il 12 maggio dell'anno 1759 a 54 anni di età.

Il Ghiselli era cappellano della Disciplina di S. Rocco. Vicino a lui fu sepolto il fratello Bernardino, medico, morto vecchio il 26 marzo 1790. BERNARDINO GHISELLI PHISICO ET FRATRI SUPRADICTI CONSEPULTO OBIIT XII AKI, APRILIS MDCCXC Traduzione: A Bernardino Ghiselli medico e fratello del sopracitato con lui sepolto morì il 21 marzo 1790. D. 0. M. IOANNES DE BLANCHIS INTEGRAE VITAE SACERDOS ANNUM AETATIS AGENS LXXVIII ANNO SALUTIS M. DCCXCIX IV. KAL. MAII. E. VITA CESSAVIT TUMULSTUSQUE HIC ACET Traduzione: Per Dio grande eccelso Giovanni De Blanchis Sacerdote di vita integerrima a 77 anni di vita il 28 aprile 1799 sepolto in questo luogo qui vi giace. Non era giusto, anzi oltraggioso, che le ossa sacre dei morti continuassero a giacere in quella chiesa profanata. Il compianto arciprete Don Aldo Guerra ottenne allora il permesso di poter trasportare i poveri resti al cimitero con viva soddisfazione di tutta la popolazione.

Il 14 giugno 1942 infatti, con funzione solenne ed il concorso di tutto il popolo, le antiche ossa furono trasportate e tumulate nel cimitero. In quell'occasione l'arciprete tenne un discorso per ricordare le vicissitudini storiche dell'edificio già sacro alla pietà, alla beneficenza, ridotto a luogo di convegno per divertimenti mondani, mentre sull'architrave dell'abside, rimane ancora lo stemma del triplice flagello che i Disciplini usavano per fare penitenza.

Ultimo aggiornamento

Martedi 20 Febbraio 2024